Jumanji come metafora della tossicodipendenza
Il film “Jumanji” del 1995, con Robin Williams, è spesso interpretato come una metafora di vari temi della vita reale, tra cui la tossicodipendenza.
La storia segue il personaggio di Alan Parrish, interpretato da Williams, che rimane intrappolato all’interno del gioco per molti anni e deve affrontare numerose sfide per liberarsi.
La natura avvincente del gioco, che richiama i giocatori nonostante i pericoli che comporta, può essere vista come una rappresentazione dell'uso di "droghe" che può sfociare in dipendenza.
I giocatori sono costretti a continuare a giocare, nonostante gli effetti negativi sulla loro vita, proprio come accade con la tossicodipendenza. Inoltre, il gioco cambia radicalmente la realtà dei giocatori, un altro parallelo con il modo in cui le sostanze possono alterare la percezione del mondo di una persona.
La trasformazione di Alan da bambino a adulto intrappolato in un mondo selvaggio e caotico potrebbe simboleggiare il percorso di una persona attraverso la dipendenza, con la lotta per tornare a una vita normale e sicura.
Emblematica e toccante è la scena in cui un Alan adulto e trasandato torna nel "mondo ordinario" solo parzialmente consapevole dei decenni trascorsi, e vede dentro la sua casa di famiglia la bicicletta che usava da bambino, ormai impolverata ed arrugginita: tornare alla "vita ordinaria" per chi ha passato decenni con una grave addiction porta spesso al problema che, gli ultimi interessi coltivati prima della dipendenza sono quelli di un teenager di 20 anni prima, ormai arrugginiti e poco compatibili sia con l'età anagrafica effettiva che con il mondo che è cambiato nel frattempo..
La vittoria finale e il ritorno alla normalità nell'epilogo del film possono essere interpretati come un messaggio di speranza per il recupero e la redenzione, nonostante nella realtà i decenni di dipendenza e di "tempo perso" non si possano "azzerare" con un "colpo di spugna magico".
Queste interpretazioni non sono necessariamente intenzionali o esplicitamente dichiarate dai creatori del film, ma offrono un modo interessante e profondo di guardare la storia di “Jumanji” oltre il suo intrattenimento superficiale.
è un'analisi molto interessante, non l'avevo mai considerata questa chiave di lettura
RispondiEliminaGrazie! ..ma, questa volta, non è tutta "farina del mio sacco": questa lettura metaforica mi fu suggerita, molti anni orsono, da uno "psicoterapeuta cinefilo" esperto in dipendenze..
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